Il Video:
| Genova, 17/02/2007 Non è stata la prima immersione su questo relitto, ma, finalmente, il Mare ci ha concesso di conoscerlo e, in qualche modo, di cominciare a capirlo, a violarlo con gli occhi curiosi di chi ama i “ferracci” sul fondo. Il gommone del CS Tigullio, carico di bombole e di una “truppa” chiassosa, fila veloce a coprire le poche miglia di navigazione. Ci siamo: il Mare è buono e il Sole di questo improbabile inverno riscalda i preparativi. Gli ultimi controlli in acqua e “pollice verso”: si scende: Eccoci: il pedagno è fissato al troncone di poppa del piroscafo. Iniziamo a esplorare: la poppa giace su un lato; lo scafo, un po’ collassato, descrive bene ciò che era: resti del tek del ponte si leggono sopra le traverse. La visibilità è splendida, insperata. Un tuffo e siamo all’elica - bellissima - due pale sporgono notidamente dal fondo sabbioso a -75m. Le miscele aiutano a percepire i dettagli illuminati dalle torce. Torniamo sulla fiancata. I bighi che reggevano le scialuppe di salvataggio, ormai disperse, si stagliano con la loro forma innaturalmente ad arco: vedo quella di dritta e quella di sinistra. Splendide! Proseguiamo il nostro Viaggio. Lorenzo aveva precedentemente sagolato il Relitto e la cima candida ci conduce fino ai resti della sala macchine e poi ad una enorme caldaia, quella superstite, che giace nella sabbia in mezzo ai due tronconi della nave ferita. Il tempo vola, e i nostri minuti di fondo galoppano: è ora di tornare al pedagno. Ci attendono 50 minuti di deco: computer e tabelle dettano la risalita, ma la Mente è libera di rivivere momento per momento l’incontro con un monumento, con un pezzo di storia.Alla prossima, “Calabria“.
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