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Genova, 17/02/2007

Non è stata la prima immersione su questo relitto, ma, finalmente, il Mare ci ha concesso di conoscerlo e, in qualche modo, di cominciare a capirlo, a violarlo con gli occhi curiosi di chi ama i “ferracci” sul fondo.
Nelle occasioni precedenti, infatti, siamo riusciti solo ad intuire la bellezza di questo scrigno di storia a causa della scarsa visibilità tipica di questa immersione: un “Vela-Motore” della fine dell’ 800, che riposa in fondo al mare, al largo di Genova, a causa dell’esplosione della sua caldaia, simbolo di una modernità agli albori, ma già ricca di promesse per il futuro.

Il gommone del CS Tigullio, carico di bombole e di una “truppa” chiassosa, fila veloce a coprire le poche miglia di navigazione.

Ci siamo: il Mare è buono e il Sole di questo improbabile inverno riscalda i preparativi.
Massimo e Roberto scenderanno per primi; a seguire Alberto, Lorenzo e Bobbysub.

Gli ultimi controlli in acqua e “pollice verso”: si scende:
è una discesa nel blu, interrotta solo dal gorgoglio delle bolle che salgono dagli erogatori dei compagni sotto di me.

Eccoci: il pedagno è fissato al troncone di poppa del piroscafo.
Mi colpisce subito la vita, che ha ridato anima allo scafo: spugne “canna-d’organo” d’un giallo splendente luccicano nella sospensione, che avvolge il relitto. In particolare sono colpito dai resti della balaustra, che evoca l’immagine di passeggeri al tepore del Sole sulla passeggiata del ponte.
E’ splendida. E’ antica: è lì, per noi, a raccontare di viaggi e viaggi su un Mare forse un po’ più antico di quello, che oggi viviamo. Un Mare da avventurieri nelle vesti di passeggeri.

Iniziamo a esplorare: la poppa giace su un lato; lo scafo, un po’ collassato, descrive bene ciò che era: resti del tek del ponte si leggono sopra le traverse.

La visibilità è splendida, insperata.

Un tuffo e siamo all’elica - bellissima - due pale sporgono notidamente dal fondo sabbioso a -75m.

Le miscele aiutano a percepire i dettagli illuminati dalle torce. Torniamo sulla fiancata.

I bighi che reggevano le scialuppe di salvataggio, ormai disperse, si stagliano con la loro forma innaturalmente ad arco: vedo quella di dritta e quella di sinistra. Splendide!

Proseguiamo il nostro Viaggio. Lorenzo aveva precedentemente sagolato il Relitto e la cima candida ci conduce fino ai resti della sala macchine e poi ad una enorme caldaia, quella superstite, che giace nella sabbia in mezzo ai due tronconi della nave ferita.

Il tempo vola, e i nostri minuti di fondo galoppano: è ora di tornare al pedagno.

Ci attendono 50 minuti di deco: computer e tabelle dettano la risalita, ma la Mente è libera di rivivere momento per momento l’incontro con un monumento, con un pezzo di storia.

Alla prossima, “Calabria“.

La Tecnica in circuito aperto: 
- Miscela di fondo: Trimix 16/40 in Bibo 12+12
- Ean 36
- O2
 
- Tempo di fondo:18'
- Runtime 68'
- Temperatura esterna: 15°
- Temperatura Acqua: 14°

 

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